ll 25 agosto è entra in vigore il Digital Services Act (DSA) la nuova proposta di legge dell’Unione Europea che mira a regolamentare e disciplinare il funzionamento delle piattaforme digitali e dei servizi online. Trasparenza, controllo da parte dell’utente, lotta a contenuti dannosi e per la libertà di espressione. Con il DSA l’Europa cercherà di regolamentare internet e i suoi maggiori intermediari dando maggiori responsabilità alle grandi aziende. Come facilmente intuibile, la proposta di legge punta al raggiungimento un equilibrio ideale tra principi molto diversi. Una sfida ardua ma non per questo irraggiungibile. Andiamo a capire nello specifico quali sono gli obiettivi e cambiamenti che il Digital Services Act punta ad ottenere.
Digital Services Act, la metamorfosi di internet in Europa
Come detto, l’obiettivo principale del DSA è creare un quadro normativo più moderno ed efficace per affrontare le sfide e le questioni emergenti legate all’ambiente digitale. Compresa la responsabilità delle piattaforme online per i contenuti ospitati. Il DSA è stato proposto dalla Commissione Europea nel dicembre 2020. Come parte di un’iniziativa più ampia chiamata “Digital Services Act Package”, che include anche il Digital Markets Act (DMA). Il DSA si concentra principalmente sui servizi intermediari online, come i social media, i motori di ricerca, i marketplace e altre piattaforme digitali che consentono agli utenti di condividere contenuti e interagire online.
Le principali disposizioni proposte dal Digital Services Act includono:
- Responsabilità degli intermediari. Il DSA introduce regole più chiare sulla responsabilità delle piattaforme digitali per i contenuti pubblicati dagli utenti. Le piattaforme saranno tenute a prendere misure per affrontare contenuti illegali o dannosi e a fornire strumenti per segnalare e rimuovere tali contenuti.
- Norme di trasparenza. Il DSA richiede maggiore trasparenza da parte delle piattaforme digitali sulla moderazione dei contenuti, sull’uso degli algoritmi e su come gestiscono la pubblicità politica e commerciale.
- Misure per contrastare i beni illegali online. Il DSA impone alle piattaforme di adottare misure più efficaci per prevenire la vendita di beni illegali, come droghe e armi, sulle loro piattaforme.
- Strumenti di controllo dell’utente. Le piattaforme dovranno fornire agli utenti maggiore controllo sulla personalizzazione dei loro feed di contenuti e sulla gestione della pubblicità mirata.
- Cooperazione tra le autorità:.Il DSA stabilisce meccanismi per il coordinamento tra gli Stati membri dell’UE e le piattaforme digitali per affrontare minacce online transfrontaliere e questioni di sicurezza.
Big tech e piattaforme digitali, ecco a chi è rivolto il DSA
Il DSA mira a equilibrare la protezione dei diritti e della sicurezza degli utenti online con la promozione dell’innovazione e della libertà di espressione. Temi cruciali nell’ambiente digitale e che troppo spesso sono stati aggirati dai suoi attori principali: Google, Meta, LinkedIn, Amazon, Alibaba, TikTok, Booking e tutti gli altri colossi tech operanti in Europa.
A beneficiarne, ovviamente, saranno gli utente che riceveranno maggiori informazioni e date in modo estremamente più chiaro sul funzionamento delle piattaforme. Gli utenti sapranno perché gli algoritmi consigliano o meno determinati contenuti, chi li promuove (nel caso delle ads) e avranno la possibilità di cancellare quei contenuti consigliati in base ad attività di profilazione. Inoltre, le aziende avranno l’obbligo di fornire un report dettagliato che valuti l’efficacia delle loro piattaforme in termini di rispetto dei diritti fondamentali derivanti dall’utilizzo improprio dei loro servizi. Quali libertà di espressione e di parola, violenza, informazione e disinformazione. In termini di sanzioni, invece, qualsiasi azienda non segua le direttive del documento, rischierà sanzioni pari a fino il 6% del fatturato globale.
Un primo passo concreto per creare un ambiente digitale più sicuro. Servirà realmente a qualcosa? Ai posteri l’ardua sentenza… 🤔